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lunedì 24 settembre 2012

ITINERARI

Tra vino e oro bianco

Parco Regionale di Roccamonfina e Foce Garigliano

 


Tra boschi secolari di castagni e deliziosi borghi medievali, ci si perde in un’oasi di tranquillità, scoprendo, poco a poco, scenari indimenticabili e sospesi nel tempo. Lungo sentieri e piccoli borghi, si possono ammirare straordinarie testimonianze storiche, che raccontano di un passato fatto di fede e d’ingegno architettonico.
Assaporando i prodotti locali, si gustano le celebri castagne e le tante varietà di funghi da gourmet, si vivono tradizioni gastronomiche uniche nella loro semplicità, si trovano tavole imbandite a festa arricchite da oli che hanno il profumo dei boschi e ci si rinfranca, dopo lunghe passeggiate, sorseggiando vini dai sapori fruttati e dai gusti decisi. Nei paesini si partecipa a feste e sagre, che animano lo spirito di persone semplici rievocando antichi folklori e tradizioni popolari. Il Parco Regionale Roccamonfina - Foce Garigliano è una terra di grande ospitalità e di storia, che offre ai suoi visitatori una natura rigogliosa ed incontaminata, che si rispecchia nei visi della gente e nei luoghi ricchi di arte, archeologia e tradizioni.
Il Parco Regionale Roccamonfina - Foce Garigliano, situato nel cuore della Regione Campania, si estende per circa 9.000 ettari, tra i  territori del basso Lazio, del Molise e dell’area urbana di Caserta. Comprende i comuni di Sessa Aurunca, Teano e cinque centri della Comunità Montana “Monte Santa Croce”: Roccamonfina, Galluccio, Conca della Campania, Marzano Appio e Tora e Piccilli.
Il Parco è sovrastato, come per proteggerlo, dall’apparato vulcanico del Roccamonfina, più antico del Vesuvio, di cui ricorda forma e maestosità, costituito da una cerchia craterica esterna larga mediamente 6 km, definita nei punti più alti dal Monte S. Croce (1005 m.) e dal Monte Làttani (810 m) e da alcuni coni vulcanici con profilo a cupola semisferica, quali Monte Atano (Casi- Teano), Colle Friello (Conca della Campania), Monte Ofelio (Sessa Aurunca).
Rocce dalle forme curiose e uniche ricordano la passata attività vulcanica dell’area, oggi ricoperta da coltivazioni di castagni, uliveti e vigneti. Lo sviluppo rigoglioso del castagno è stato favorito, nel tempo, dalla composizione mineralogica dei suoli lavici del Roccamonfina, ottimale per le esigenze nutrizionali di questa specie. Nei castagneti è possibile ammirare le splendide fioriture primaverili di crochi, ranuncoli, primule, orchidee, anemoni e viole. Di grande suggestione le molteplici varietà di orchidee che attirano ogni anno numerosi studiosi e appassionati. La natura prende vita là dove prima dominava il fuoco. E’ strabiliante come sia ricco e folto il sottobosco anche nel periodo autunnale, quando è popolato da numerose specie di funghi, tra cui l’ovolo buono ed il porcino, di grande pregio commerciale e gastronomico.
Fiori, piante ed animali sono i veri guardiani di questi luoghi. La ricca avifauna di montagna comprende esemplari quali il cuculo, il picchio, la civetta, l’allocco ed il gufo comune, mentre nella parte collinare troviamo il merlo e il corvo. Il Parco ospita esemplari rarissimi e di grande interesse, come l’airone rosso e i più comuni gufi di palude, falchi pescatori e cicogne bianche. Testimonianza della funzionalità dell’ecosistema dell’intera area e del suo stato di salute è la presenza  di una fauna ornitica, che comprende numerose popolazioni nidificanti di poiana e gheppio, predatori ai vertici delle reti alimentari.
I boschi del vulcano di Roccamonfina costituiscono un rifugio ideale per gli animali: qui, infatti, la volpe, il cinghiale, il tasso, la faina, la lepre e molteplici altre specie di piccoli mammiferi vivono isolati e al sicuro. Lontano dall’uomo, ovunque domina la tranquillità e soprattutto la natura.
Camminando lungo i sentieri, gli unici suoni che si sentono sono il cinguettare dei tanti uccelli, il vento che smuove le fronde degli alberi e lo scrosciare in lontananza di acqua fresca e veloce che scende dalle sorgenti. L’intero territorio è ricco d’acqua, che ne ha plasmato la morfologia. Il Fiume Garigliano, ad esempio, attraversa il Parco, e scava il suo letto tra i terreni vulcanici del Roccamonfina ed i terreni calcarei dei Monti Aurunci.
Nasce dalla confluenza del Fiume Liri con il Fiume Gari o Rapido, ha acque profonde e corrente veloce. Il suo serpeggiante percorso è addolcito dalla presenza di robusti pioppi e salici sugli argini. Percorrendo le sponde, comprese nel perimetro del Parco, si giunge facilmente sino alla foce, nei pressi della pineta di Baia Domizia Nord.
Oltre al Garigliano, i due corsi d´acqua più importanti del territorio sono il Fiume Savone ed il Fiume Peccia.
Ad amplificare la bellezza di questi luoghi, lungo il corso dei fiumi, concorrono ruderi d’antichi mulini e frantoi che, dallo scorrere veloce ed inarrestabile dell’acqua, traevano l’energia per azionare le pesanti macine di pietra lavica. Tracce d’archeologia industriale sono visibili, poi, nelle vicinanze delle sponde del Savone, con i resti delle “ferriere”, piccole fabbriche che hanno lavorato il ferro sino all’epoca borbonica, testimoniando come l’acqua abbia da sempre contribuito alla vita delle popolazioni del Parco.

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