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mercoledì 11 aprile 2012

Confettura di Albicocche del Vesuvio

Una delle prime testimonianze precise della presenza di albicocchi in Campania è dovuta a Gian Battista Della Porta, scienzato napoletano, che, nel 1583, nell'opera “Suae Villae Pomarium” distingue due tipi di albicocche: bericocche e crisomele, più pregiate. Da questo antico termine deriverebbe, quindi il napoletano “crisommole” ancora oggi usato per indicare le albicocche, e da cui sarebbero derivate, inoltre, le crisomele alessandrine, che ancora esistono nell'area vesuviana.
La confettura di albicocche è un grande classico delle conserve: facile da preparare e gustosissima.
Lavate per bene le albicocche,apritele in due, togliete il nocciolo e versatele in una pentola di acciaio inossidabile.
 Aggiungete lo zucchero, il succo del limone e mescolate con cura, quindi lasciate macerare il tutto al fresco per una notte intera.
 Trascorso il tempo di riposo, mettete la pentola sul fuoco e portate ad ebollizione mescolando di tanto in tanto.
 Durante la cottura potrebbe rendersi necessario schiumare la confettura, soprattutto se la buccia delle albicocche presenta qualche piccola macchia.
 Dopo 30 minuti la vostra confettura di albicocche dovrebbe essere pronta: prelevate un po’ di composto con un cucchiaino e lasciatene cadere una goccia su un piatto che deve restare compatta.
Una volta pronta, distribuite la vostra confettura di albicocche, ancora bollente, nei vasi che chiuderete ermeticamente e capovolgerete su un piano di legno.
 Rimuovete i vasetti solo quando saranno freddi, quindi potete procedere alla sterilizzazione.
Terminata la sterilizzazione, etichettate i vasetti e disponeteli nella dispensa dove la confettura dovrà restare per almeno un mese prima di poter essere consumata.

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