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venerdì 5 ottobre 2012

ITINERARI
antico frantoio
 
 
Cerreto Sannita


Feudo della famiglia dei Sanframondo dal 1151 al 1460, nel 1483 divenne possedimento dei Carafa di Maddaloni che eressero Cerreto Sannita "Civitas totius superioris state metropolis" (città capoluogo della contea superiore). Nel XVII secolo divenne sede dei vescovi della Diocesi Telesina che nel 1986 è diventata Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti.

Il comune, conosciuto per la secolare arte della ceramica, possiede un centro storico strutturato su di un impianto regolare essendo stato interamente ricostruito su progetto di Giovanni Battista Manni e dietro volontà del conte Marzio Carafa dopo che il terremoto del 5 giugno 1688 rase al suolo l'abitato precedente (Cerreto antica).
territorio comunale, prevalentemente collinare, è cinto da ovest a est da alcuni rilievi siti alle pendici del massiccio del Matese. A ovest vi è Monte Erbano, la cui quota massima arriva a 1.385 m ed a nord-ovest Monte Cigno con un'altitudine di 675 m, separati dal corso del fiume Titerno. A nord vi è Mont'Alto ed a nord-est Monte Coppe con circa 1.200 m di altezza.[8]
I corsi d'acqua che attraversano il comune sono prevalentemente di carattere torrentizio. Essi, chiamati anche valloni, sono:[9]
 il fiume Titerno che nasce a Pietraroja e giunge a Cerreto Sannita dopo aver attraversato la stretta gola calcarea esistente fra i monti Erbano e Cigno. Sulle sue sponde nel XVIII secolo si ricavava l'argilla usata dai ceramisti locali per realizzare le loro manifatture;
 il torrente Turio che sorge nei pressi della località Madonna della Libera e dopo un breve tratto sotterraneo bagna il centro abitato a ovest per poi confluire nel Titerno;
 il torrente Cappuccini che nasce nei pressi di monte Coppe. La denominazione deriva dal fatto che il suo corso lambisce il Santuario Madonna delle Grazie, tenuto dai Padri Cappuccini;
 il torrente Selvatico così chiamato perché nei secoli scorsi, a seguito delle troppe piogge, straripava frequentemente ed inondava i terreni circostanti. In alcuni documenti del XVII secolo è chiamato "torrente Vagno".[10]
Il territorio comunale di Cerreto Sannita fu abitato sin dalla preistoria come testimoniano i risultati di alcuni scavi archeologici realizzati alla fine del XIX secolo nei pressi della morgia Sant'Angelo o «Leonessa». In un primo scavo fu rinvenuto un sarcofago costituito da lastroni di tufo grigio al cui interno c'erano una lancia in bronzo, dei pezzi di legno bruciato, dei frammenti di ossa, un'ascia, delle punte di lance e un vaso cinerario posto ad un angolo del sarcofago. In un successivo scavo condotto dall'antropologo Abele de Blasio nel 1896 furono trovate: una punta di lancia silicea di colore chiaro; un raschiatoio; dei frammenti di ossa di Bos taurus, di Ovis aries e di Sus scrofa; dei frammenti di cocci lavorati a mano ma scarsamente cotti. Furono scoperti anche i resti di un forno arcaico a conferma della tesi che l'uomo neolitico sapeva preparare, manipolare e cuocere l'argilla.

Tre sono gli insediamenti urbani che hanno unito la popolazione locale in epoche differenti: Cominium Ocritum (nome successivamente volgarizzato in Cominium Cerritum), villaggio sannita citato da Tito Livio durante le vicende della seconda guerra punica; Cerreto antica, costruita a seguito delle invasioni saracene e distrutta dal terremoto del 5 giugno 1688, ed infine l'attuale Cerreto Sannita, edificata fra il 1688 ed il 1696 su progetto del regio ingegnere Giovanni Battista Manni e per volontà del conte Marzio Carafa, di suo fratello Marino Carafa e del vescovo Giovanni Battista de Bellis. Sede vescovile dal XVI secolo, fu dal 1151 al 1460 feudo dei Sanframondo, per divenire poi possedimento dei Carafa che la eressero «CIVITAS TOTIUS SUPERIORIS STATE METROPOLIS» (città capoluogo della contea superiore).

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