Translate

mercoledì 2 maggio 2012

San Leucio Caserta

Il sito borbonico di San Leucio è il regno dell’utopia. Il borgo leuciano fa parte del Comune di Caserta e rientra, con la Reggia di Caserta e l’acquedotto Carolino nel sito tutelato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. San Leucio, insieme con la Reggia di Carditello a San Tammaro, faceva parte del grande progetto di sistemazione del territorio che Carlo di Borbone aveva acquistato nel 1750 dagli eredi dei Gaetani d’Acquaviva per realizzare la Reggia di Caserta. Il casino di caccia degli Acquaviva si trovava alle pendici del monte San Leucio, da cui aveva preso nome. Richiamato in Spagna, re Carlo affidò il Regno di Napoli al figlio Ferdinando che concepì San Leucio come la città che avrebbe portato il suo nome: “Ferdinandopoli”.
 

Altri eventi segnarono la fine del Settecento, ma il progetto era stato avviato, in particolare con l’insediamento della Real Fabbrica della Seta e con il Codice Leuciano, che regolava la vita degli abitanti, esempio di modernità: re Ferdinando aveva infatti prescritto la parità di diritti tra uomini e donne. Alla trasformazione dell’antico casino di caccia aveva cominciato a lavorare l’architetto Luigi Vanvitelli. La Real Fabbrica della seta si affermò in tutta Europa e ancora oggi le sete di San Leucio rappresentano un’eccellenza del Made in Italy. Un monumentale ingresso accoglie i visitatori. L’abitato è un unicum urbanistico, con gli ordinati Rioni di San Carlo e San Ferdinando, la Piazza della Seta, la Chiesa Parrocchiale, la Fabbrica (con il Museo della seta), il Casino Reale e il Belvedere, da dove la vista mozzafiato spazia fino al mare di Napoli. La visita a San Leucio va concepita come un tutt’uno con quella alla Reggia e al Borgo medievale di Casertavecchia, in un grande itinerario storico. La collina di San Leucio è il regno anche del cinghiale, che può essere degustato nei locali della zona. Qui i Borbone coltivavano anche il vitigno Pallagrello, oggi riscoperto sia rosso che bianco, da abbinare alle sapidi carni del posto.

Nessun commento:

Posta un commento